Ieri si è conclusa la Coppa d’Africa 2021, che ci ha regalato una delle edizioni più divertenti degli ultimi decenni. Iniziata il 9 gennaio 2022, la rassegna continentale non ha fatto annoiare il pubblico tra curiosità, scene comiche, grandi giocate e infinite polemiche.
A meno di 24 ore del match inaugurale tra Camerun e Burkina Faso è subito caos. L’accusa arriva dal capitano della selezione burkinabé, Bertrand Traoré, assieme al vice-allenatore Firmin Sanou. I due, in seguito alle varie positività al Covid-19 emerse nella giornata precedente, hanno denunciato in conferenza stampa alcune irregolarità nei test: «Ieri mattina un’équipe medica si è presentata in hotel per farci i tamponi, ma quando abbiamo tentato di scoprire chi l’avesse inviata, la Confederazione africana (CAF) ci ha detto chiaramente che non si trattava dei loro infermieri. Per questo motivo, ci siamo rifiutati di sottoporci ai test» ha rivelato in maniera abbastanza clamorosa Sanou.
La troupe medica autorizzata dalla CAF si sarebbe presentata alle 23, anziché alla mattina. Anche Traoré ha dato la sua versione dell’accaduto: «Dovevamo fare i test antigienici al mattino per rispettare così la scadenza delle 48 ore prima del match. Invece, ci hanno costretto a fare il tampone alle 23, dopo che la CAF aveva inizialmente rinviato il test alle 14, prima dell’allenamento pomeridiano. Solo questa mattina abbiamo scoperto di avere casi positivi in squadra». Alla fine della fiera il Burkina Faso conterà ben cinque assenze per Covid-19 in quella partita.
Bertrand Traoré e Firmin Sanou in conferenza stampa
Alle cronache è salito invece per motivi diversi Mohamed Kamara, uno dei sedici omonimi della competizione (se si considera anche il cognome Camara), compresi tre suoi compagni di squadra nella Sierra Leone.
Chiamato curiosamente anche Fabianski, come il portiere del West Ham, il classe 1999 si è distinto per la prestazione eccellente con la quale ha tenuto la porta inviolata contro l’Algeria, una della squadre favorite per la vittoria. Alla fine del match è stato votato MVP e nell’intervista si è lasciato andare ad un pianto di gioia. Ma non è finita qui: nella partita contro la Costa D’Avorio (2-2) ha parato un rigore a Franck Kessié, tenendo il sogno del Salone vivo fino alla terza partita del girone, persa 1-0 contro la Guinea Equatoriale.
In ogni caso, niente male per un non-professionista che milita negli East End Lions, in prima divisione Sierraleonese.
Mohamed Kamara premiato come Man of the Match
Avrebbe forse preferito l’anonimato, invece, l’arbitro Janny Sikazwe. Nel match tra Tunisia e Mali valevole per il gruppo F, il direttore di gara zambiano ha fischiato la fine della partita quando il cronometro segnava ancora 85:10. Resosi conto dell’errore, ha fatto proseguire la partita per altri quattro minuti e dieci secondi per poi fischiare di nuovo in anticipo a 89:50, nonostante la diverse pause e due on-field review.
A quel punto, però, la Tunisia infuriata si è rifiutata di tornare in campo, chiedendo la ripetizione dell’incontro con un diverso. Eventualità ovviamente non presa in considerazione dalla federazione, mentre giorni dopo il diretto interessato ha accusato della svista il classico colpo di calore: «Faceva troppo caldo durante Tunisia-Mali. Quando sono tornato in campo dopo l’intervallo, la gente mi parlava ma io non capivo. Credo sia stato Dio a farmi interrompere il Match. Ho rischiato di tornare a casa in Zambia in una bara».
La storia più bella da raccontare è sicuramente quella delle Isole Comore: una nazionale che negli ultimi anni si è evoluta, passando da una rosa di dilettanti ad un undici titolare, quello dell’esordio contro il Gabon, composto da soli giocatori nati in Francia e cresciuti nel suo sistema calcistico, figli o nipoti di emigrati. La crescita è certificata dal ranking FIFA: dieci anni fa le Comore occupavano la posizione numero 198, oggi sono al 132° posto e non hanno intenzione di stare a guardare.
Il merito del boom va diviso tra Amir Abdou e Kanizat Ibrahim. Il primo è il CT, che dal 2013 ha dato vita a questo progetto, rinnovando il movimento dalle fondamenta dopo che le Isole avevano dovuto rinunciare alle qualificazioni per la Coppa a causa di motivi finanziari.
La seconda, invece, è la carica numero uno della federazione calcistica. Tra i suoi meriti quello di aver visto e intrapreso l’unica strada per rinforzare la Nazionale: aprire la porta ai calciatori con doppia nazionalità.
Kanizat Ibrahim, numero 1 del calcio nelle Isole Comore e primo vice presidente donna della storia della CAF
Alla prima partecipazione in Coppa d’Africa, le Isole Comore si sono qualificate agli ottavi di finale come miglior terza. I Celecanti, però, hanno dovuto fronteggiare un problema piuttosto serio, quello di affrontare la gara senza nessuno dei tre portieri convocati.
Dopo l’infortunio del titolare Ben Boina, gli altri due estremi difensori (Moyadh Ousseini e Ali Ahamada) sono risultati positivi al Covid-19 in seguito ad un focolaio scoppiato all’interno dello spogliatoio che ha contato ben dodici calciatori contagiati.
Ad Abdou, anche lui positivo, non è restato che far giocare tra i pali un calciatore di movimento, il terzino Chaker Alhadhur, capace di respingere più e più offensive del temibile Camerun. Sul più bello, però, Alhadur si è ingenuamente dimenticato di essere l’estremo difensore, uscendo con le mani dietro la schiena contro Vincent Aboubakar e concedendogli il facile (momentaneo) 2-0 da distanza ravvicinata. Nonostante la sconfitta per 2-1 e la successiva eliminazione, le parate del classe 1991 hanno fatto il giro del mondo.
Un fermo immagine della piccola-grande serata indimenticabile di Alhadhur
Allo stesso modo, i social sono stati inondati dalle buffe immagini della conferenza stampa organizzata in vista del quarto di finale tra Burkina Faso e Tunisia: un uomo è entrato nella sala, interrompendo le domande dei giornalisti al CT tunisino Mondher Kebaier, ed è salito sul palco per staccare microfoni e cavi. Immediato è stato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno fermato l’individuo, mentre tentava di portarsi via tutta l’attrezzatura. Alcuni media africani, però, sono riusciti a scoprire il perché di questo gesto: il comitato organizzatore del torneo aveva noleggiato dall’uomo l’attrezzatura senza pagarla
Il vicepresidente di Stato della Guinea Equatoriale Teodorin Obiang, si è invece fatto autore di promessa particolare all’estremo difensore della Nazionale Jesus Owono, secondo portiere dell’Alavés in Spagna.
Il numero uno degli equatoguineani ha fornito una serie di prestazioni convincenti, parando ben due rigori contro il Mali agli ottavi e trascinando di fatto la sua squadra ai quarti di finale. Così il sogno di un popolo intero di veder trionfare la Nazionale nella massima competizione continentale è rimasto vivo. Per questo motivo, Obiang ha twittato: «Siamo estasiati dai risultati ottenuti fin qui. Però voglio concentrarmi in particolare sul giovane Owono: se ci porterà la coppa, gli regalerò uno dei miei guanti appartenuti a Michael Jackson, il re del Pop, durante il suo ‘Bad Tour’ degli anni ‘80». Un gran bel riconoscimento, che però cela anche dei lati oscuri: circa dieci anni fa, infatti, Obiang ha partecipato ad un’asta acquistando quel cimelio… grazie ai soldi pubblici, indebitamente sottratti.
Dopo tutti questi episodi surreali, il campo ha regalato l’ennesima (e per ora ultima) favola da raccontare di questa Coppa D’Africa: a vincerla è stato il Senegal di Sadio Mané e Kalidou Koulibaly, che ha trionfato sull’Egitto. Per la prima volta nella loro storia, i Leoni della Teranga hanno portato a casa il trofeo, tra l’altro in un’edizione in cui sicuramente non partivano tra i favoriti. Emblematica è proprio l’immagine di Mané, che ha camminato nervosamente avanti e indietro durante tutta la lotteria dei rigori – i regolamentari sono finiti 0-0 – prima di mettere a segno il suo, decisivo per portare a casa il primo trofeo della storia del suo paese.
Il clamoroso siparietto in finale: al settimo minuto il Senegal si guadagna un rigore, Sadio Mané va sul dischetto, ed il suo compagno al Liverpool Mohamed Salah istruisce il portiere egiziano Gabaski su dove tirerà. Gabaski parerà quel rigore e quello di Sarr dopo i supplementari, ma Mané metterà comunque a segno il tiro dal dischetto decisivo per la vittoria dei suoi