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LA COSCIENZA DI ZETA

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Boys cry too

Vi siete mai chiestə chi sono i veri uomini? Sono quelli forti e coraggiosi, quelli che non piangono mai, che non cedono o perdono. Ai veri uomini interessa solo il calcio, parlano sempre di donne e vanno in palestra per aumentare i muscoli. Questo è il modello di macho perfetto che ci propone la società patriarcale. Questi criteri determinano un solo modo di essere uomini e se non vengono rispettati si è deboli e disprezzabili, insomma delle femminucce.

Ci dicono che il rosa è un colore da femmine e che solo le bambine possono giocare con le bambole, mentre ai maschietti devono piacere per forza le macchine e il calcio, non la danza. È così che i bambini crescono e diventano ragazzi, giovani e poi adulti spaventati dal dover gestire le proprie emozioni anche nel privato, arrivando così ad usare la forza come unico mezzo di affermazione. Questa serie di comportamenti associati agli uomini, che vengono visti come segni di virilità o dell’essere vero uomo, determinano il concetto di mascolinità tossica. Ci si riferisce dunque a qualcosa creato dalla società che influenza il nostro linguaggio, la nostra estetica e i nostri comportamenti come schemi predefiniti che una persona è obbligata a seguire.

La mascolinità tossica è l’insieme di aspettative e pressioni esercitate dalla società nei confronti degli uomini. È un concetto culturale che glorifica nell’uomo caratteristiche come stoicismo, forza, dominanza, competizione basata sul potere fisico, sull’assunzione di rischi e abilità sessuale. Con queste affermazioni non si vuole criminalizzare la mascolinità, piuttosto si contesta il fatto che possa esistere un modello preciso a cui ambire. Il concetto non intende demonizzare arbitrariamente gli uomini, ma porre l’accento sugli effetti psicologici e fisici nocivi per chi li perpetua e subisce su un piano individuale. La paura di giudizio e l’eccessivo orgoglio legati allo stereotipo maschile sono grandissimi ostacoli per la salute mentale della persona. Molti ne sono consapevoli e cercano di liberarsi dal concetto di virilità, altri imparano a conviverci e altri ancora nemmeno se ne accorgono, abituati da sempre a quel peso e scoraggiati socialmente a parlare delle proprie paure.

La mascolinità tossica è un problema dilagante anche nella comunità LGBTQIA+. Avere un aspetto molto virile viene considerato come un pregio e molti uomini trans lottano per essere visti come uomini nella società, soprattutto prima o all’inizio della transizione medicalizzata. Questo può portarli a rincorrere eccessivamente gli stereotipi maschili per sentirsi validi e scagliarsi contro altri uomini trans che non vogliono perseguire i medesimi ideali di mascolinità. Molti uomini sentono di non avere altra scelta se non quella di soddisfare le aspettative. Si sentono intrappolati in queste norme, anche se non si allineano ai loro valori o desideri personali, ma le rispettano per paura di essere considerati meno uomini.

La prevenzione della mascolinità tossica dovrebbe cominciare presto nell’infanzia promuovendo principi sani e liberi a cui far riferimento. Ma non è mai troppo tardi e si può cominciare anche ora a partire da se stessi riconoscendo che non c’è niente di sbagliato nell’esprimere ciò che si sente. Boys cry too. Chiedere aiuto non rende più debole o meno uomo. Chiedere aiuto è una presa di coscienza delle proprie fragilità, e soprattutto della voglia di affrontarle. Dare spazio alle proprie vulnerabilità, comprendendole e amandole, sarà il primo passo verso una società più autentica, libera dagli stereotipi e dalle costrizioni.

Vi siete mai chiestə cosa voglia dire essere uomini? Essere capaci di rigettare i modelli che la nostra società ha costruito per secoli. Non aver paura di accudire la femminilità dentro di sé e di mostrarsi al mondo decostruendo gli stereotipi. Rispettare, ma soprattutto rispettarsi.