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Victor Hugo: a 220 anni dalla sua nascita

Il 26 Febbraio 1802, nasce a Besançon, in Francia, Victor Hugo. A distanza di 220 anni, lo ricordiamo perché, non è stato semplicemente uno scrittore, ma è stato un poliedrico artista, poeta e drammaturgo dall’immensa bravura, che spaziò dalla prosa narrativa al teatro, dalla satira politica alla poesia intimista, per poi toccare anche il romanzo storico. Figura politica di spicco per la sua epoca, ma in particolar modo è tra i maggiori esponenti del Romanticismo Francese.

Già da giovanissimo dedica i suoi studi alla letteratura, celebre infatti la sua citazione già quand’era solo infante: «voglio essere Chateaubriand o niente!». Nel 1822, da appena ventenne, pubblica la sua prima opera con impronta cattolica e monarchica, intitolata «Odi e poesie diverse» («odes et poésies diverses»). Questa è poi seguita, nel 1823, dalla pubblicazione di «Han d’Islande», un romanzo storico. Nello stesso anno sposerà poi Adele Foucher, con la quale ebbe cinque figli.

È in questi anni che per la prima volta egli entrò in contatto con i circoli romantici parigini, da dove prese lo spunto per scrivere «Cromwell», un dramma pubblicato nel 1827, fondato sul contrasto tra comico e tragico accompagnati da uno stile grottesco (estremamente caro a Hugo), e successivamente innalzato a manifesto delle ideologie del romanticismo francese per via della sua rottura dal teatro classico.

A seguire, tutte le opere di Hugo furono pervase da un sentimento di sperimentalismo che rappresentava quello che era il suo pensiero. Arriva quindi così a comporre, nel 1829, «L’ultimo giorno di un condannato a morte» («Le Dernier Jour de un Condamné») , una critica brutale al sistema punitivo della pena di morte attraverso l’esperienza drammatica di un carcerato; quest’opera è seguita poi, nel 1831, dal suo famosissimo «Notre Dame de Paris», che già all’epoca riscosse un enorme successo, e che ancora oggi fa appassionare un numeroso pubblico alle vicende del gobbo Quasimodo e di Esmeralda.

Nel 1833 scrive un’altra opera teatrale chiamata «Lucrezia Borgia» e durante le prove conobbe l’attrice Juliette Drouet, che divenne subito sua amante per tutta la vita. Tuttavia nel 1843 si distacca per dieci anni dal teatro a causa di due avvenimenti dalla forza inaudita: la morte della figlia Leopoldine, annegata nella Senna, e l’insuccesso del dramma «I Burgravi» («Les Burgraves»).

Nel 1851 fu costretto all’esilio che durò fino al 4 Settembre 1870. Furono anni estremamente fecondi dove concepì, tra le molte opere, l’altro caposaldo della scrittura hugoiana, «I Miserabili» («Les Miserables»), del 1862, nel quale si affronta una questione a lui molto cara che riguardava i diritti civili delle prostitute sfruttate, costrette a fare quel lavoro per l’estrema condizione di depauperamento nella quale vivevano, senza avere vie di fuga da un mondo che le utilizzava abusandone senza una protezione. Infatti proprio ne «I Miserabili», personaggio chiave di questa narrazione della donna abusata è Fantine, che incarna pienamente il modello della donna “schiava della società”, costretta alla prostituzione per far sopravvivere la figlia.

Victor Hugo si prodiga dunque in numerose battaglie, tutte ben visibili all’interno delle sue opere anche minori. Suffragio universale, libertà di stampa, contro il lavoro minorile, scuola laica e gratuita. Tutti questi temi furono parte della causa del suo lunghissimo esilio dalla Francia.

È grazie a lui che il romanticismo francese si distacca definitivamente da quelle emozioni di malinconia e solitudine tipiche della corrente di pensiero prima, poiché Hugo stesso inizia a cogliere ed a riportare nelle sue opere il lato ironico e grottesco anche delle tristi vicende che caratterizzano la vita. Egli riesce ad andare oltre i modelli prefissati dai coevi poeti romantici, riuscendo ad accettare la complessa alternanza di eventi, positivi o negativi, che la vita gli propinava considerandoli come esperienze da accumulare in quanto funzionali al fine ultimo di cogliere le differenti sfaccettature della natura umana. Per Hugo in particolare, queste esperienze furono per lo più negative, considerando la morte prematura di tre figli ed il ricovero in manicomio di una di essi. Inoltre, è onnipresente il tema della natura e l’espressione dei sentimenti personali.

Da un punto di vista religioso, egli attraversò diverse fasi di pensiero. Da giovane si definiva «cattolico e rispettoso dell’istituzione della Chiesa», successivamente arrivato all’età adulta cominciò a definirsi «cattolico ma non praticante», esprimendo così pareri anticlericali ed anti-cattolici. Di qui, iniziò ad interessarsi anche allo spiritismo, arrivando perfino a condurre sedute spiritiche. Ed infine, nell’ultima fase della sua vita, arrivò a praticare un culto deista razionalista, come quello di Voltaire.

Victor Hugo muore a causa di un’infezione il 22 Maggio 1885, a Parigi, dopo essere tornato dall’esilio ed aver ripreso a pieno le sue attività. La sua tomba si trova nel Panthéon di Parigi, accanto a quelle di Alexandre Dumas e di Emile Zola. Profondamente amato dal popolo, la sua salma fu esposta sotto l’Arco di Trionfo per una notte e vegliata da dodici poeti. Quando fu portato al Panthéon, si narra che più di tre milioni di persone andarono a rendere le esequie all’immenso scrittore che era e che nessuno dimenticherà.