Nel terzo appuntamento di Note prima degli esami offriremo degli spunti di ripasso per affrontare tre degli autori più complessi, che solitamente vengono studiati negli ultimi mesi del quinto anno. Verga, Pirandello e Montale sono tra gli scrittori italiani del ‘900 più papabili per la prima prova dell’esame di maturità. Un piccolo indizio ci viene dato da due ricorrenze importanti: i 100 anni dalla morte di Verga e i 125 anni dalla nascita di Montale. Ma… niente paura, i sacri vate di NewZPaper vi offriranno il loro aiuto per salvarvi dallo smatto letterario! Iniziamo subito.
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una agiata famiglia di proprietari terrieri. Dopo gli irregolari studi superiori, a 18 anni si iscrive alla Facoltà di Legge a Catania, realizzando poi di volersi dedicare agli studi letterari e al giornalismo politico. Questa poliedricità formativa lo caratterizzerà in futuro come scrittore, allontanandolo dalla tradizione italiana, facendogli porre invece lo sguardo verso i moderni autori francesi. Nel 1865 Verga soggiorna per la prima volta a Firenze, con l’intenzione di entrare a contatto con un clima intellettuale vivo, privo delle barriere limitanti della cultura provinciale del Sud. Determinante in questo percorso, volto alla scoperta di una nuova cultura, fu il trasferimento a Milano nel 1872. In questo periodo produrrà tre romanzi: Eva (1872), Eros e Tigre Reale (1875); il tema principale di queste tre opere sarà la passione amorosa intrisa della polemica antiborghese. Nel 1878 arriva però la svolta decisiva, che definirà in modo irreversibile la sua poetica. La novella Rosso Malpelo inaugurerà il periodo verista, caratterizzato da:
- Impersonalità: mimesi del narratore che si eclissa per vedere le cose con gli occhi dei personaggi, in modo che l’opera sembri essersi fatta da sé, eliminando l’artificiosità letteraria;
- Oggettività: il fatto deve essere raccontato in modo nudo e schietto, con «le medesime parole pittoresche», attraverso la lente dello scrittore;
- Regressione: il punto di vista dell’autore non si avverte. Lo scrittore adotta la mentalità dei personaggi, che vivono in un ambiente rurale e retrogrado. Il linguaggio è funzionale alla mimesi, infatti è crudo e spoglio, ma ricco di espressioni dialettali.
I principi del nuovo metodo narrativo sono contenuti nella prefazione al racconto L’amante di Gramigna (1880) e in una lettera del 25 febbraio 1881 destinata a Luigi Capuana. La produzione verista comprende: Vita dei Campi (raccolta di novelle), il Ciclo dei Vinti (di cui i romanzi più importanti sono I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo), Novelle Rusticane e Per le vie. Gli spunti ideologici alla base dell’ultima produzione verghiana sono il principio della lotta per la sopravvivenza, l’antiprogressismo e il darwinismo sociale.
Verga nel 1903 abbandona la letteratura e muore nel 1922, a ridosso della Marcia su Roma.
Luigi Pirandello nasce presso Girgenti, in Sicilia, il 28 giugno 1867, da un’agiata famiglia borghese. Egli compie i suoi studi universitari inizialmente a Palermo, e poi a Roma alla facoltà di Lettere. La carriera accademica però proseguirà e terminerà a Bonn, in Germania, dove si laureerà con una tesi in filologia romanza. L’esordio letterario avvenne nel 1893, con la stesura del suo primo romanzo, L’esclusa, pubblicato postumo nel 1901. Nel 1894 si sposò con Maria Antonietta Portulano, da cui ebbe tre figli: Stefano, Lietta e Fausto. Il rapporto tra Pirandello e i figli sarà fondamentale nel momento in cui lo stato psichico della moglie porterà la famiglia alla deriva. A partire dal 1915 si intensificò la sua produzione teatrale. Importanti opere che segnarono il successo pirandelliano sono Liolà (1916), Così è (se vi pare) del 1917, Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV (1921). Tra il 1902 e il 1926 escono 14 raccolte di novelle e 5 romanzi; quelli che occorre ricordare sono:
- Il fu Mattia Pascal (1904): i temi principali sono la trappola sociale, l’impossibilità di sfuggire alla forma, la frammentarietà dell’io, il relativismo conoscitivo;
- Uno, nessuno e centomila (1926): i temi principali sono il vitalismo, la crisi dell’individualità e la sua distruzione, la scelta di diventare parte del flusso vitale (panismo).
La poetica pirandelliana viene spiegata dal saggio L’umorismo (1908). Lo scopo dell’arte è quello di scomporre la realtà per mostrarne le contraddizioni, velate dalle maschere individuali; questo processo avviene tramite l’avvertimento del contrario e il sentimento del contrario. Il primo livello di percezione superficiale consiste nel fermarsi all’apparenza, ridere del ridicolo (l’esempio della signora imbellettata come se fosse una giovane ragazza).
Dopo la comicità, subentra quindi il sentimento del contrario: esso stimola la riflessione, che porta all’interrogarsi sul perché la signora si sia conciata in quel modo, svelando i tragici problemi dell’uomo. Il secondo livello è pertanto il livello della sofferenza e l’umorismo, profondamente diverso dalla comicità, ne risulta sempre intriso di dolore.
Pirandello nel 1934 riceverà il Premio Nobel per la letteratura, consacrando così la sua fama mondiale. Lo scrittore morirà di polmonite il 10 dicembre 1936.
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. Il poeta ricevette un’istruzione tecnica, ottenendo nel 1915 il diploma di ragioniere. Dopodiché aderirà all’esperienza bellica, partecipando alla Prima Guerra Mondiale con il grado di sottotenente. Montale esordirà come poeta su Primo Tempo nel 1922, entrando in contatto con l’ambiente intellettuale torinese. Due anni dopo pubblicherà il saggio Stile e tradizione, importante per capire la sua poetica e le posizioni anti-avanguardiste. In quegli anni, oltretutto, Montale presterà una fervente attenzione verso la letteratura contemporanea; a lui dobbiamo grande riscoperta dell’autore triestino Italo Svevo, che era sempre stato ignorato. Il 1925 è un anno fondamentale per la sua carriera, che vede l’uscita di Ossi di seppia, la sua prima raccolta in versi, di cui verrà stampata una seconda edizione nel 1928. La raccolta è divisa in quattro sezioni: Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi e ombre.
Perché questo titolo? Perché gli ossi di seppia sono gli oggetti che incarnano «il male di vivere». La rivoluzione poetica montaliana risiede proprio in questo: l’oggetto è il mezzo attraverso il quale è possibile giungere al significato delle cose (correlativo oggettivo), creando così una poesia che si discosta dai simbolismi e dalle evasioni poetiche delle tradizioni precedenti. Le poesie salienti di questa raccolta sono I limoni, Non chiederci la parola, Meriggiare pallido e assorto, Spesso il male di vivere ho incontrato.
Sempre nel 1925, Montale firma il manifesto degli intellettuali redatto da Benedetto Croce contro la dittatura fascista. Nel ’39 esce la seconda raccolta poetica, Le occasioni, nutrita dei cambiamenti assorbiti a Firenze con la rivista Solaria. La terza raccolta esce nel 1956 col nome di La bufera e altro, colma del trauma post-bellico. Nel 1962 sposa la compagna Drusilla Tanzi, chiamata in poesia con il nomignolo Mosca. Dopo la sua morte il poeta le dedicherà 14 componimenti affluiti nella raccolta Satura del 1971. Montale oltre che essere poeta, fu anche giornalista e traduttore e nel 1967 venne nominato senatore a vita. Infine, nel 1975 ricevette il Premio Nobel per la letteratura. Eugenio Montale si spense a Milano nel 1981.
Buona fortuna maturandi!