Questo non vuole essere il solito pippotto politically correct sui diritti, sarebbe banale e siamo onesti, non interessa a nessuno. Sappiamo bene che la società italiana, per quanto tenti faticosamente di seguire l’esempio europeo, non spicchi per pensiero progressista. Il sistema patriarcale permea il pensiero dell’italiano medio e i suoi effetti sono ben visibili in ogni ambito della vita quotidiana. Nel corso della lunga battaglia portata avanti dalle donne per il riconoscimento dei propri diritti, il 1945 segna il raggiungimento di un primo fondamentale – seppur manchevole – traguardo: il suffragio femminile. A distanza di 78 anni da quel fatidico 1945, a che punto siamo?
La questione non dovrebbe essere l’uguaglianza. È evidente che uomini e donne siano diversi, ed è proprio sul riconoscimento di questa disuguaglianza che si fonda la disparità. Questa differenza dovrebbe invece esser colta come un’ispirazione, un’occasione di crescita. Le donne non vogliono essere trattate come uomini, questo misunderstanding non ha fatto altro che complicare la vita di tutte noi, costrette ad arrampicarci sugli specchi per rivestire un ruolo che non ci interessa. Quello che le donne vogliono è essere riconosciute in quanto tali, con il proprio valore e le proprie peculiarità che devono essere valorizzate.
Abitiamo una società pensata e costruita a misura d’uomo, ma come direbbe John Gray gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Secondo l’autore vi sarebbero qualità psicologiche predominanti che portano i due sessi a percepire il mondo in maniera differente. Tali caratteristiche riguarderebbero anche la gestione dello stress e la predilezione per certe modalità di problem solving. Appare evidente che l’approccio maschile risulti il più apprezzato. Infatti, i dati Istat segnalano che nel corso del 2022 il tasso di occupazione è aumentato, ma il divario di genere è esponenziale: 89% uomini, 11% donne. Già durante la pandemia la recessione aveva colpito soprattutto queste ultime, con una percentuale di disoccupazione del 2,34% a fronte dello 0,58% del sesso maschile.
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«Volevate i diritti, adesso andate a lavorare!». Volevamo i diritti, sì, e li vogliamo ancora. Ma vorremmo ancor di più che non rimanessero parole vuote su un pezzo di carta, vorremmo che fossero valori vivi che permeano le vostre e le nostre coscienze. E poi le donne hanno sempre lavorato, per i figli, per gli uomini, per le altre donne. Ma il loro lavoro è sempre stato sminuito e dato per scontato da coloro che non conoscono quel tipo di fatica. Dopo tutto la donna sta in cucina, si occupa della casa e dei figli, perché a lei “riesce meglio”. E le stesse donne si sono battute per far sentire la propria voce. E meritano di ricevere un’educazione che dia sostegno ai loro discorsi. Ma se vogliamo intendere il lavoro strettamente in senso capitalistico, come attività volta a generare ricchezza, allora meritano un impiego che non sia minacciato dalla loro volontà di avere dei figli. Meritano la libertà di poter essere madri, in qualunque sfumatura vogliano intendere questa parola, senza dover lavorare freneticamente per restare al passo con i loro colleghi. Ma anche il diritto di poter scegliere di non essere madri, senza dover subire il peso del giudizio altrui. Perché non si tratta di disporre del proprio corpo, ma di rivoluzionare la vita di una persona con i propri sogni ed ambizioni. Dare alla luce un figlio non è un atto meccanico, è una promessa di dedizione lunga tutta una vita.
La verità è che le donne hanno sempre fatto ciò di cui c’era bisogno. La società è andata avanti ed anche loro. Ma nessun uomo ha mai dovuto battersi per essere accettato, per dover rivendicare la propria legittimità, il proprio valore e potenzialità in quanto lavoratore, professionista, intellettuale, persona, così come fa una donna ogni giorno dopo la nascita. E quindi siate comprensivi, qui non si vuole recriminare nessuno, ma abbiamo bisogno dell’aiuto di uomini consapevoli per cambiare le cose. Non pretendiamo mimose o gentili concessioni, ci aspettiamo che ci crediate quando manifestiamo il nostro disagio a seguito di discriminazioni di genere. Abbiamo sempre fatto grandi cose, e potremmo farle molto più velocemente e per il bene di tutti senza bastoni tra le ruote.
A tutti gli uomini: chiedetevi sinceramente se potreste fare di più.
A tutte le donne: non lasciate mai che qualcuno disegni i vostri limiti. Siete capaci di qualunque cosa.
E sì, andremmo a lavorare, se ci assumeste.