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Sick Luke, X2: non solo trap

Se ascolti rap non puoi non conoscerlo. Sick Luke, produttore classe 1994, è ormai un’icona nel panorama italiano della musica trap e non solo. Produttore della Dark Polo Gang nei primi periodi di attività, ha dettato gli standard per quelli che erano gli albori di quel sottogenere musicale tanto criticato quanto ascoltato, che sembrava essere una moda passeggera destinata a svanire nel giro di poco tempo e che invece continua a rivestire un ruolo rilevante all’interno del contesto musicale nostrano.

Dal 2016 sono passati 6 anni e il mercato musicale è cambiato. I vari sottogeneri del rap continuano a mischiarsi in una categoria musicale in continua evoluzione. Se prima si trattava di un prodotto di nicchia per i soli appassionati del genere, ora bisogna constatare che le contaminazioni di grime, pop, rock, musica elettronica e indie hanno reso il rap un prodotto mainstream sempre più presente in classifica.

Se da un lato una vasta fetta di puristi del genere non sembrano vedere di buon occhio queste influenze, altrettanto vasta è la parte di ascoltatori le accoglie con entusiasmo. Con il suo nuovo disco, X2, Sick Luke non lascia nulla al caso e cerca di soddisfare entrambi grazie ad una tracklist che vede diciassette brani e ben trentaquattro artisti riuniti in questo progetto. 

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Il disco si apre con Notte scura, in cui è presente la particolare collaborazione con Gazzelle. Nonostante l’iniziale scetticismo, il risultato è un pezzo indie-rock di tutto rispetto, seppur molto sui generis.

Prima dell’ascolto, Creatur sembra avere tutti i crismi per essere un banger. Invece Sick Luke ci spiazza e mette due dei rapper più amati del momento su una strumentale semplice, scandita dal suono del pianoforte e da una batteria super old school. Si tratta di uno dei pezzi più riusciti: Geolier è una garanzia, mentre Ernia dimostra ancora una volta di essere uno dei liricisti più forti sulla scena.

Successivamente arriva Il giorno più triste, che si accomoda su una delle produzioni più belle del disco. ARIETE e Mecna sono complementari nelle sonorità cosi come nelle loro liriche. Forse un pochino troppo comoda la scelta di metterli insieme ma il risultato non lascia dubbi. Tha Supreme e Sfera Ebbasta si ritrovano, invece, insieme in Solite Pare. Traccia dalle sonorità già sentite, orecchiabile nel complesso ma che non colpisce. Classico pezzo che passerà frequentemente in radio.

Falena con Franco126, Coez e Ketama126, è uno dei pezzi migliori del disco. La produzione presenta sonorità trap con influenze molto pop. In Dreamteam, invece, la batteria suona forte ma manca una melodia degna di nota ad accompagnarla. Le strofe degli artisti lasciano il segno, in particolare è apprezzabile come Capo Plaza e Tedua si alternino nelle quartine spezzando la monotonia della produzione.

Si prosegue sulla passerella tamarra con Tony Effe e Ghali in Hentai, azzeccati assieme. Perfetto il connubio tra trap e pop, con l’incalzante batteria della seconda strofa che dona al pezzo una connotazione più dance, salvo poi svanire troppo presto.

Luke torna a stravolgere le carte con Madame e Chiello in La strega del frutteto, il pezzo più apprezzabile dell’intero album. Sonorità indie-pop, interpreti superbi, un sound talmente pulito nella melodia e nelle liriche da sembrare pronto persino per Sanremo: una di quelle canzoni che rendono felici. 

Nella produzione è presente anche una finestra su un mondo onirico, che si può ritrovare in Sogni matti con i giovani Leon Faun e Drast, componente degli Psicologi. Dalla magia dei sogni si passa immediatamente alla tensione e all’aggressività di Taxi B e Pyrex in Clochard.

Fabri Fibra, Izi e Jake La Furia, con Faccio Cose confezionano un bel ceffone da ascoltare più e più volte, mentre Mosaici è proprio il brano pop che ci si aspettava da Gaia e Carl Brave. Questa sezione sembra una continua altalena: Temporale con Luchè, Ketama126 e Izi è una traccia solida, un emo-conscious apprezzabile.

Per il resto, Cosmo e i Pop X in Funeral Party sfornano una canzone folle, da ballare; Pezzi da 20 con Emis Killa e Side Baby è il pezzo rap-cliché, e ancora la romantica Camel e Malinconia con gli Psicologi e CoCo è una ballata sferzata dal pop-rock nel finale. Il disco si chiude con Libertà, in cui Luke e il padre Duke Montana – ex-membro del TruceKlan –  nelle sue barre ricorda anche Mc Giaime, storico rapper romano morto negli anni ’90. I due rappano insieme: è un abbraccio fra generazioni.

Insomma, il farfastrello (soprannome che Sick Luke eredita dal suo logo, appunto a metà tra farfalla e pipistrello) si dimostra poliedrico e in grado di presentare sound diversi, tutti ben strutturati e curati in ogni piccolo dettaglio. Tra i trentaquattro featuring qualcuno avrebbe potuto fare meglio, ma con un numero così alto di artisti inclusi era un risultato prevedibile.