Girando per le città della penisola spesso si vedono edifici e spazi pubblici anonimi e poco accoglienti. Nella maggior parte dei casi si tratta di strutture realizzate senza una visione, un obiettivo, un beneficio per la collettività. La domanda sorge spontanea: esiste un modo per realizzare opere pubbliche vive e in fermento con una funzione specifica in grado di soddisfare delle esigenze?
La risposta, ovviamente, è sì. Si chiama architettura partecipata ed è un approccio innovativo alla progettazione e alla costruzione di spazi comuni, che coinvolge la comunità in cui verrà realizzata l’opera stessa. In questo modo, i cittadini diventano veri e propri architetti e contribuiscono a creare spazi più appetibili, funzionali e adatti alle loro necessità.
Come funziona l’architettura partecipata?
In genere, ci sono cinque fasi principali:
- Identificazione del problema o dell’opportunità: si tratta di individuare ciò che non funziona o di cogliere lo spunto per il miglioramento di uno spazio pubblico.
- Analisi dei bisogni e delle aspettative della comunità: qui si ascoltano le esigenze degli utenti e si raccolgono le informazioni necessarie per capire di cosa ci sia veramente bisogno.
- Ideazione e sviluppo del progetto: si definiscono gli obiettivi e i criteri di progettazione, coinvolgendo la comunità in questo processo decisionale.
- Implementazione del progetto: si passa alla fase di realizzazione, in cui i cittadini possono partecipare attivamente alla supervisione dei lavori o alla raccolta di fondi.
- Monitoraggio e valutazione: si controlla l’impatto del progetto sulla comunità e si valutano i risultati ottenuti, al fine di migliorare il processo di progettazione partecipata.
Quello dell’architettura partecipata è un approccio che sta diventando sempre più diffuso, perché consente di creare spazi urbani e opere pubbliche in grado di rispondere in modo più diretto ai reali bisogni di una comunità, intercettandone le mancanze.
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Ma come funziona questo processo di progettazione partecipata? Vediamolo insieme attraverso tre esempi.
The High Line è un parco urbano situato nella parte occidentale di Manhattan, che occupa una vecchia linea ferroviaria sopraelevata. Il parco è stato progettato e realizzato con la partecipazione attiva dei cittadini, che hanno contribuito alla scelta delle piante, dell’arredo urbano e delle attività da svolgere all’interno del parco.
Il progetto è stato inizialmente proposto da un gruppo di cittadini che volevano salvare la vecchia linea ferroviaria dalla demolizione. Il progetto ha suscitato l’interesse di molte altre persone, che hanno contribuito con idee, proposte e finanziamenti. Inoltre, il progetto ha coinvolto attivamente i residenti del quartiere, che hanno partecipato a diverse attività, come la pulizia del sito, la scelta delle piante e la supervisione dei lavori.
Il parco, inaugurato nel 2009, ha avuto un grande successo, diventando uno dei principali luoghi di ritrovo della comunità e una meta turistica molto popolare.
Tornando in Italia, uno dei primi progetti di architettura partecipata è rappresentato da “Le Murate“, un complesso architettonico situato nel centro storico di Firenze, che ospitava un ex-carcere. Nel 2003, il Comune di Firenze ha bandito un concorso di idee per la riqualificazione dell’area, che ha visto la partecipazione di architetti, urbanisti, artisti e cittadini.
Il progetto vincitore prevedeva la creazione di un centro culturale e di attività sociali, con spazi espositivi, sale per conferenze, laboratori artistici, un cinema, una libreria e un ristorante. Il progetto prevedeva anche la riqualificazione degli spazi esterni, con la creazione di un grande giardino pubblico.
Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con la comunità locale, che ha partecipato a diverse attività, come la scelta delle attività da ospitare all’interno del centro, la definizione degli spazi espositivi e la scelta del nome.
L’area è stata inaugurata nel 2014, diventando un importante centro culturale e di attività sociali per la comunità fiorentina.
La Biblioteca degli Alberi di Milano
La Biblioteca degli Alberi è un grande parco pubblico situato nel centro di Milano, inaugurato nel 2018. Il parco è stato progettato coinvolgendo attivamente i cittadini nella definizione dei percorsi, delle aree verdi e degli spazi di socializzazione.
Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano, l’architetto svizzero Marco Bay e una serie di associazioni e comitati di quartiere. Il processo di co-progettazione è durato diversi anni e ha coinvolto numerose fasi di consultazione e partecipazione, come incontri pubblici, workshop, consultazioni online e laboratori creativi.
I cittadini hanno avuto l’opportunità di esprimere le proprie idee ed opinioni su come usufruire del parco, indicando le aree più interessanti da valorizzare, suggerendo nuove attività e servizi e fornendo feedback sulla progettazione degli spazi.
Il risultato è stato un parco che risponde alle esigenze e ai desideri della comunità, con percorsi pedonali e ciclabili, aree verdi attrezzate per pic-nic, aree da gioco per i bambini, zone per il fitness e per lo svago e un anfiteatro all’aperto.
La Biblioteca degli Alberi è diventata un luogo di aggregazione e di socializzazione per la comunità milanese, che ha visto riconosciuti i propri bisogni grazie alla partecipazione attiva nel processo di progettazione.
In sintesi, l’architettura partecipata rappresenta un’importante opportunità per coinvolgere attivamente la comunità nella progettazione e realizzazione di spazi urbani e opere pubbliche. I tre esempi di cui abbiamo parlato dimostrano come questo approccio possa portare a risultati molto positivi, creando spazi inclusivi e funzionali che facciano sentire i cittadini ancora più vivamente legati ai (e soddisfatti dei) luoghi che vivono.