Caro David,
sono Claudio, un ragazzo di 23 anni, un cittadino europeo, che oggi piange la tua scomparsa.
Ti scrivo questa lettera perché oggi, grazie a te, ho capito quanto siano forti i valori e le idee che legano le persone tra loro. Non bisogna conoscersi, non bisogna fare lo stesso lavoro o avere la stessa età, ma basta condividere principi comuni per provare ammirazione nei confronti delle persone. A dire il vero, questa vicinanza che io sentivo nei confronti della tua persona non aveva un fondamento.
Non ti conosco personalmente e ammetto di aver sentito il tuo nome per la prima volta solo il 3 luglio 2019, quando sei stato eletto come Presidente del Parlamento Europeo. La frase che ricordo di aver pronunciato è «ottimo, un italiano a ricoprire questa carica» ma questo mi ha istantaneamente e spontaneamente portato a chiedermi: chi sei, caro il mio David Sassoli?
Nei giorni seguenti grazie a servizi dei telegiornali e articoli di quotidiani ho scoperto l’ABC sulla tua vita. Sei nato a Firenze nel 1956 da una famiglia di solide radici cattoliche. Da lì, l’inizio della carriera di giornalista in testate locali e poi nella redazione de Il Giorno, prima di arrivare alla RAI nel 1992 quale inviato del TG3. La collaborazione con Michele Santoro nelle trasmissioni Il rosso e il nero e Tempo reale, poi l’approdo nel 1999 alla redazione del TG1 e alla conduzione delle edizioni delle 13,30 e delle 20. Dal 2006 al 2009 sei diventato vicedirettore del TG1 di Gianni Riotta. Nel 2009 hai abbandonato la professione di giornalista per diventare, per la prima volta, parlamentare Europeo nelle liste del neonato Partito democratico. Da lì ci hai preso gusto e sei stato riconfermato per altri due mandati.
Tornando al giorno del tuo insediamento e al motivo che mi ha portato a sentire una forte vicinanza alle tue idee e alla tua persona; tutto è iniziato con il discorso che hai tenuto. 18 minuti, tanto è bastato per farmi capire che non solo saresti stato la persona giusta, al posto giusto, al momento giusto; ma che avevamo gli stessi valori, le stesse idee e la stessa visione di Europa. Ricordo i brividi dietro la schiena mentre pronunciavi le prime frasi: «La nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare e della solidarietà che sapremo sviluppare». Hai proseguito indicando le priorità della legislatura «disoccupazione giovanile, migrazione, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale, nuovi equilibri mondali, solo per citare alcune delle grandi questioni che per essere governate hanno bisogno di nuove idee e del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo di audacia». Verso la metà del tuo intervento hai raccontato le tue origini e con poche parole mi hai proiettato in un periodo che mi è sempre apparso lontano, distaccato, rendendolo reale, tangibile spaventoso. Riferendosi ai tuoi colleghi parlamentari hai detto «so anche che se mettessimo in comune le nostre storie e ce le raccontassimo davanti a un bicchiere di birra non diremo mai che siamo figli o nipoti di un incidente della storia ma diremmo che la nostra storia è scritta sul dolore, sul sangue». In poche battute hai raccontato la democrazia, la difficoltà e l’impegno che ci vuole nel portarla avanti e l’importanza che gioca la politica nel preservarla.
Persone come te mi danno la fiducia e mi trasmettono la passione per continuare a credere nel futuro, nell’impegno civico e sociale. Sentirti parlare di Politica affermando con gran forza che non è una cosa di cui bisogna aver paura ma, anzi, è qualcosa che si attua, giorno per giorno a partire dai piccoli gesti fino alle dimostrazioni più evidenti e impegnate, ma solo insieme, perché esclusivamente in questo modo possiamo influire.
Hai ribadito spesso il concetto secondo il quale l’Italia, come qualsiasi paese Europeo, non va da nessuna parte senza gli altri; serve un’azione coesa e solidale per riuscire a contare nel panorama mondiale. Noi, uniti siamo un esempio di democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza che il mondo ci invidia.
La tua gentilezza, umanità e determinazione hanno impressionato tante, anzi direi tutte le persone che ti conoscevano e soprattutto quelle che non ti conoscevano. Sei diventato nel giro di poco tempo il Presidente di tutti. Leggendo la tua biografia si capisce quanto lavoro c’è dietro, quanta determinazione. Qualche volta credo sia capitato a tutti di pensare a quante persone dovessero partecipare al proprio funerale. Questo potrebbe essere unità di misura del bene e della gentilezza che quella persona ha distribuito durante la propria vita. Dall’enorme cordoglio che si è raccolto intorno alla tua morte ho avuto conferma del fatto che tu sei stato un uomo straordinario.
Io da sconosciuto, ti ringrazio per quello che hai fatto e per quello che rappresenti. Sei un esempio che porterò sempre con me. Ti saluto riportando il finale del discorso con il quale hai inaugurato il tuo percorso come Presidente del parlamento Europeo: «Ci siamo dati un obiettivo nella scorsa legislatura, far diventare il parlamento europeo la casa della democrazia […] L’Europa ha ancora molto da dire, se noi e voi sapremo dirlo insieme; se sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini; se il parlamento ascolterà i loro desideri, le loro paure, la loro rabbia ma soprattutto le loro necessità. Sono sicuro che tutti voi saprete dare il massimo contributo per un’Europa migliore che può nascere con noi, con voi, solo se sapremo metterci cuore e soprattutto ambizione».
Grazie ancora David.
Un tuo ammiratore.