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Chi è Wayne McGregor, il “cyber coreografo”?

 

Wayne McGregor è stato nominato come nuovo Direttore della Biennale Danza di Venezia (2021-2024) e questa notizia ha decisamente sorpreso tutti gli appassionati ed esperti del settore. Ma chi è Wayne McGregor? Perché viene considerato un avanguardista della scena coreutica contemporanea?

 

Nato a Stockport, nel Regno Unito, nel 1970, Wayne McGregor è un coreografo e regista britannico. Il principale focus dei suoi lavori è quello di sfruttare le ultime innovazioni dell’intelligenza artificiale per accedere alla “tecnologia del corpo” (Bremser, 1999), che per lui rappresenta la più sofisticata delle tecnologie. Attraverso apporti artistici multidisciplinari, Wayne McGregor mira a creare un linguaggio di movimento che possa in qualche modo mettere alla prova, sfruttare, esplorare e scoprire il potenziale del corpo umano.

Le innovative creazioni dell’omonima compagnia di danzatori, Company Wayne McGregor, nascono da collaborazioni sperimentali fra danza, design, tecnologia, arti visive, cinema, opera e moda. Collaborando con diversi team di scienziati, ricercatori e designers all’avanguardia, McGregor incorpora il mondo cyber nelle sue coreografie in maniera del tutto naturale ed affascinante.

Fra i suoi lavori, ricordiamo 53 Bytes (1997), in cui il coreografo britannico utilizzò una rete satellitare e degli schermi digitali per connettere due gruppi di danzatori a Berlino ed in Canada, mentre eseguivano simultaneamente la stessa coreografia.

McGregor utilizza la tecnologia anche per alterare il punto di vista degli spettatori nella visione delle sue creazioni. In Aeon (2000), paesaggi virtuali trasportano il pubblico in altre dimensioni, innocue come un’ameba o minacciose come un anaconda, che si fondono gradualmente coi corpi e movimenti di danzatori reali.

Da Aeon (2000)

Nel 2012 il Barbican Centre di Londra ospita l’istallazione interattiva, Rain Room, ideata dal coreografo britannico. Si tratta di una doccia a pioggia perpetua di 100 metri quadrati che consente ai visitatori di sentire l’umidità nell’aria e ascoltare il suono della pioggia pur rimanendo intatti dalle gocce d’acqua. Le telecamere installate nella stanza rilevano i movimenti umani e inviano istruzioni alle gocce di pioggia per allontanarsi continuamente dai visitatori, mentre i ballerini si esibiscono in un passo a due coinvolgente.

Da Rain Room (2012)

Al di là del settore danza, McGregor ha diretto come regista opere presso il Teatro alla Scala di Milano e la Royal Opera House, creato coreografie per il cinema, piéce teatrali, musical e sfilate di moda; ha curato i movimenti coreografici di Harry Potter e il calice di fuoco e, nel 2011, il videoclip Lotus Flower dei Radiohead (oltre 18 milioni di visualizzazioni su YouTube).

A partire dal 2019, in collaborazione con Google Arts & Culture, il coreografo continua a sviluppare il suo progetto Archive, legato all’intelligenza artificiale. L’interesse è quello di espandere un Living Archive, un archivio vivente, a partire dalla memoria del materiale coreografico raccolto in più di 20 anni di lavoro. Insieme e ai collaboratori di Google Arts, il team studia e raccoglie dati informatici sui processi delle creazioni coreografiche e come i singoli danzatori si muovano in modo individuale, con uno stile personale all’interno dei lavori di McGregor. La dinamica dello studio è questa: un danzatore si muove di fronte a una camera che lo riprende scannerizzando un movimento originale di una coreografia dell’Archivio di Wayne McGregor. La macchina prospetta in tempo reale soluzioni successive al movimento proposto dal danzatore, soluzioni che nessuno ha sperimentato prima. Il danzatore vede, dunque, stesso danzare qualcosa che in realtà non ha mai fatto. La macchina può anche intrecciare movimenti che provengono da danzatori diversi. Si tratta di un nuovo strumento coreografico che permette di espandere le possibilità di movimento ed esplorare nuove qualità.

Dunque, noto per aver spinto le frontiere dell’intelligenza fisica attraverso la danza e la tecnologia, il coreografo spera di portare una nuova prospettiva alla Biennale Danza di Venezia. I suoi piani includono la presentazione di un progetto multiculturale e l’utilizzo del festival come un’opportunità mostrare il fascino del corpo fisico in movimento.

Uno spirito creativo audace e sperimentalista che onorerà sicuramente il festival internazionale di danza contemporanea con una partecipazione progressista, multidisciplinare e accattivante.

 

 

 

Bremser, M. (1999). Fifty contemporary choreographers. London: New York Routledge.