Ci ha fatto aspettare un bel po’ ma finalmente, a quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro “Divide” (escludendo i progetti di collaborazione con altri artisti), il 29 ottobre è uscito su tutte le piattaforme digitali “Equals”, il quarto album di Ed Sheeran. L’autore di successi incredibili come “Shape of you” e “Lego House”, è tornato con questo nuovo progetto, in cui si lascia alle spalle i suoi vent’anni, con le varie sbronze adolescenziali e i primi amori – non sempre corrisposti – che ritroviamo soprattutto nei primi due cd (“Divide” è un disco di transizione).
Ora che ne ha compiuti trenta, è pronto ad affrontare nuove sfide. Il matrimonio, la paternità, la perdita di un caro amico, sono tutte esperienze vissute da lui in prima persona e che sono presenti in questo progetto discografico che consacra la maturità dell’artista, sia personalmente che musicalmente. Dal punto di vista testuale, sono diversi infatti all’interno dell’album i riferimenti a queste tematiche: “Visiting Hours” è interamente dedicata al suo personale lutto, mentre “Sand Man” è un personaggio di fantasia, compagno di giochi della figlia.
Infine, sono varie le ballad dedicate alla moglie Cherry. “First Times” è quella che più si avvicina al loro percorso di vita: dalla loro conoscenza ai tempi della scuola, sino alla costruzione di una famiglia insieme. Anche a livello musicale è visibile un’evoluzione dell’artista, solito accompagnarsi con una chitarra acustica e una loop station. Questa volta decide di farsi aiutare da un’intera band, il cui contributo è fortemente incisivo in “Overpass Graffiti” e “Tides”, dove è presente una batteria molto performante. La soluzione individualista non viene però del tutto abbandonata, e viene scelta, tra le varie, per “Shivers”, “Bad Habits” (le tracce più di impatto dell’album), “2step” e in parte per “Be alright”. In quest’ultima, in particolare, spicca una produzione a tratti psichedelica e con accenni alle melodie techno, in controtendenza rispetto agli arrangiamenti tradizionalmente usati dal cantante di Suffolk.
In conclusione, la sua svolta commerciale (“Shape of You” in Divide aveva lanciato qualche segnale di allarme) è proseguita in questo nuovo lavoro. Va comunque riconosciuta la sua incredibile abilità nel comporre hit di enorme successo, orecchiabili e che si stampano in testa (per nulla scontato). Ad ogni modo, è giusto anche ribadire che la sua cifra artistica si sbiadisce ogni volta che si tuffa nel mare del “mainstream”, dove sguazzano tutti indistintamente.
In generale, sono pezzi senza alcuna riconoscibilità, discrete a volte le produzioni musicali, ma a livello di scrittura molto banali. Non è un caso che i pezzi migliori dell’album, come “The Joker and the Queen”, valichino i canoni di ascolto del mercato discografico odierno, posizionandosi in “un’area protetta” dove le sue doti vengono esaltate. Pare scontato aspettarsi questo tipo di prodotto discografico da una popstar ormai acclamata a livello mondiale, che deve legittimamente accontentare i gusti del grande pubblico. Non sono perciò sorpreso, ma allo stesso tempo rimango con l’amaro in bocca poiché, così come in Divide, anche in questo album lascia un piccolo spazio a brani che fuoriescono dalle logiche dei grandi numeri, permettendo al disco di ottenere comunque una sufficienza piena.
A dimostrazione del fatto che, quando lo scopo è emozionare o tramettere un messaggio e non solo vendere, Ed Sheeran sa ancora come si fa.