«Se è vero che c’è un bisogno sociale di filosofia, questo va preso sul serio e non certo assecondato superficialmente.
L’importante è che sia offerta filosofia autentica e non una filosofia ‘addomesticata’ dalle necessità di una comunicazione ‘mediatica’.
In tal senso, l’incontro con lo stile veramente filosofico, con l’argomentazione razionale, con l’uso critico e dialettico del pensiero, vuol suggerire qualche antidoto al modello unico di comunicazione che potrebbe prevalere.
Questa fiducia anima il lavoro organizzativo di Filosofia al Mare: d’estate, in Abruzzo, a Francavilla al Mare».
Carlo Tatasciore, «la mente, l’anima e il cuore» di Filosofia al Mare utilizza queste parole per definire la sua creatura. Un’occasione per ascoltare i migliori pensatori contemporanei e poterci interagire in un dibattito sincero e costruttivo.
La XIII° edizione, la prima senza l’ideatore prematuramente scomparso lo scorso novembre, si intitola Conversazioni sulla Tecnica, un tema di estrema attualità che ha fornito, nel corso di quattro serate, gli strumenti necessari a leggere la realtà odierna da una prospettiva più profonda. L’obiettivo dei filosofi non è fornire soluzioni ai problemi contemporanei ma proporre una visione critica della realtà, come da dizionario: «crìtica s. f. [dal gr. κριτική (τέχνη) ‘arte del giudicare’, femm. sostantivato dell’agg. κριτικός: v. critico1]. – 1. a. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato».
I protagonisti, personalità di estrema caratura del panorama filosofico e non solo, a vario titolo si sono occupate del tema proposto da giovedì 7 luglio fino a domenica 10 luglio.
Il primo a intervenire è stato Umberto Curi, componente del comitato scientifico del Festival insieme a Giulio Tatasciore e Maria Pia Falcone, oltre che grande amico del professore Carlo Tatasciore. Ha aperto la kermesse costruendo nel pubblico dei riferimenti storici del pensiero filosofico contemporaneo. La serata è stata intitolata Il mito della tecnica. L’intervento si apre con la contrapposizione tra Oswald Spengler e Max Weber, due filosofi ideologicamente e politicamente opposti che condividevano un’idea distopica della tecnica, attribuendogli il ruolo di padrona del mondo moderno. Nel proseguo della ricostruzione storica viene citato Seneca, che fornisce la sintesi perfetta sul tema accusando l’uomo di essere vittima e artefice di un processo inarrestabile che lo travolge.
L’8 luglio è stata invece la volta di Umberto Galimberti, a proposito di L’uomo nell’età della tecnica. In questo caso la lettura consigliata è il suo Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica (Feltrinelli, 2000) da cui parte per citare il mito di Prometeo definendo la tecnica un dono che inganna, per poi proseguire nella ricostruzione della nascita del metodo scientifico che impone il rapporto ipotesi – verifica in un ciclo infinito che distoglie l’attenzione dal fine.
Nella serata successiva si è tenuto un dialogo tra Antonella Viola e Maurizio Ferraris, spaziando tra Medicina, tecnica e genere. Dopo due serata passate a raccontare le macerie che si lascia dietro la tecnica, il sabato si scorge un filo di luce in una visione positivista. Una condizione di benessere frutto dello sviluppo scientifico e tecnologico che non va fermato ma, al contrario, fornisce soluzioni e speranza per un mondo migliore. Le letture consigliate sono Il sesso è (quasi) tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere (Feltrinelli 2022) di Viola e Documanità. Filosofia del mondo nuovo (Laterza 2021) di Ferraris.
https://newzpaper.org/2022/06/23/bias-ed-euristiche-cosa-sono-e-perche-devi-imparare-a-conoscerli-e-riconoscerli/
Nell’appuntamento conclusivo, il 10 luglio è intervenuto Massimo Cacciari non in veste di opinionista, come siamo abituati a vederlo, ma di filosofo dal pensiero raffinato in una riflessione su Scienza e filosofia. La tecnica, nella ricostruzione del veneziano, ne esce come prodotto del progresso scientifico in un moto perpetuo di innovazioni che si rincorrono senza una linea guida. Il libro consigliato è Labirinto filosofico (Adelphi 2014).
L’atto finale è spettato a Umberto Curi con un ricordo filosofico dell’opera e del pensiero del professore Carlo Tatasciore, intitolato Carlo Tatasciore. In memoriam. Un momento toccante che ha concluso una quattro giorni di conversazioni sulla tecnica stimolanti e costruttive. Un’occasione che ha arricchito il pubblico e ha fornito un momento di riflessione all’interno di una realtà frenetica in cui la parola d’ordine è fare e non pensare.