“Usciamo a cena?”
“No, sono a metà della mia serie preferita”.
Scenario in casa quasi post-apocalittico, un PC, un divano o un letto che ormai ha preso la forma del corpo ed il pigiama che è diligentemente incollato ai nostri arti e sembra non volerne sapere di staccarsi; sembrerebbe quasi la postazione di lavoro di unə informaticə ma non è così.
Il moltiplicarsi di piattaforme con un’offerta di programmi in streaming ha progressivamente modificato il modo di “consumare” tali prodotti: si ha la possibilità di accedere a una quantità enorme di programmi con un solo click, senza attendere la messa in onda di settimana in settimana e senza l’interruzione della pubblicità permettendo così al pubblico di fare una vera e propria “abbuffata” di film, show televisivi, serie TV, cartoni.
Questo fenomeno prende proprio il nome di binge-watching: si riferisce all’unione dei termini “guardare” (watching) e “abbuffata” (binge); in buona sostanza, si intende l’atto di guardare più puntate di una serie tv o di un programma televisivo, una dopo l’altra, senza sosta. Sia nel fenomeno del binge-drinking che in quello del binge-eating si riscontra una significativa sensazione di perdita di controllo durante l’atto di abbuffarsi, come se la persona non fosse in grado di interrompere quell’attività considerata in modo negativo: spesso si riscontra la volontà di fermare l’abbuffata ma la totale incapacità di opporsi allo stimolo. La perdita di controllo rappresenta, quindi, un elemento fondante il disturbo, il quale è strettamente collegato alla difficoltà nella regolazione delle emozioni.
È stato osservato che il comportamento di dipendenza legato ai programmi TV, sembra interessare particolarmente le serie televisive, proprio per la loro strutturazione in episodi e stagioni e per le peculiari caratteristiche presenti nelle loro trame.
Gli studi sulle dipendenze in genere hanno portato ad evidenziare una correlazione tra questi fenomeni e la depressione: spesso nelle dipendenze la depressione ha alcune caratteristiche fondamentali quali l’apatia e la carenza di gratificazione e di stimoli, come se la persona fosse incapace di riconoscere altri stimoli piacevoli disponibili. Nell’ambito del fenomeno del binge-watching, sintomi depressivi si declinano in quella che viene comunemente chiamata “post-binge watching blues” : pare che, una volta conclusa l’ultima stagione della propria serie tv preferita, la persona sperimenta un forte senso di vuoto, di abbandono da qualcosa da cui ha avuto compagnia per lunghi giorni. È la malattia del nostro tempo, qualcosa di nuovo, ma altamente diffuso. Riconoscerlo è quasi semplice: una volta finita l’ultima puntata ci si sente tristi, irrequieti, vuoti, come se non ci fosse più quella cosa che ci fa stare bene.
Insomma, è questa la droga del ventesimo secolo signorə: le serie tv. Ci si sente come Mark Renton con l’eroina in Trainspotting, zero sensi di colpa quando qualcuno chiede di uscire. Scegliere la vita? Si è scelto di non scegliere la nostra vita: si è scelta la vita di qualcun altro all’interno di uno schermo.