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LA COSCIENZA DI ZETA

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Il fascino del male

Sin da bambini, veniamo educati a distinguere il bene dal male attraverso storie che si propongono di indicare quali sono i comportamenti da incoraggiare e quali da condannare.

La fata è buona, la strega è cattiva. Perdonare è bene, vendicare è male. Obbediente sì, ribelle no.

Il dualismo fra bene e male è da sempre parte integrante del mondo, i due principi fondamentali che muovono l’umanità e che sorgono dalla costante lotta fra Eros e Thanatos, vita e morte, amore e odio.

Se nella sua opposizione al bene, il male viene considerato immorale, disonesto e inopportuno, allora perché molte volte, leggendo un libro, guardando un film o una serie tv, siamo affascinati dal personaggio cattivo? Perché ci ritroviamo spesso a fare il tifo per l’antagonista del racconto?

Bene e male rappresentano due eterne antitesi che attraversano la coscienza dell’uomo. Il male è una componente fondamentale della nostra evoluzione umana, sia da un punto di vista sociale che personale. È per questo motivo che forse a volte ci troviamo a parteggiare per l’antagonista, come se volessimo identificarci nei suoi errori e comportamenti discutibili. Compiaciuti dal suo atteggiamento ribelle e dalla sottile perfidia con cui procura danni e sofferenze, ci limitiamo a giustificare la sua malvagità solo all’interno della storia perché, a differenza di un contesto reale, ci sentiamo liberi di farlo. In sintesi, è questo che ci affascina del male immaginario, ovvero tutto ciò che nella realtà consideriamo indesiderabile.

Nel corso della storia della letteratura, soprattutto in base ai diversi contesti storico-sociali, il cattivo ha assunto peculiarità differenti.

Nella Divina Commedia, tutti i peccatori hanno scelto il male, sebbene alcuni siano giudicati da Dante peggiori di altri. Tra le tre cantiche, l’Inferno è sempre stato quello che avuto più fascino fra i lettori. Il fascino della selva oscura, delle figure demoniache e dei dannati più spietati che uno alla volta raccontano la propria storia in un ambiente cupo e privo di Grazia Divina. Così il Sommo Poeta anticipa in parte la tendenza della letteratura horror che apparirà secoli dopo accentuando il fascino del male e il trionfo del bene.

Nel Rinascimento, male e cattiveria sono legittimati dalla necessità di ambire a progetti politici grandiosi. È il caso di Niccolò Machiavelli, che nel 1513 inizia a scrivere di un personaggio dal fascino aristocratico. Il Principe fu un’opera giudicata immorale agli occhi dei suoi contemporanei che ne denunciarono un’energia demoniaca. Ad oggi, alla luce dei cambiamenti politico-sociali, Il Principe rappresenta un’opera attuale che seduce continuamente le ambizioni dei lettori moderni.

Nel ‘600 il male viene visto non come atteggiamento contrapposto al bene e da condannare, ma come naturale inclinazione dell’essere umano. Pensiamo al terrore e alla malignità racchiusi nel personaggio di Lady Macbeth, la quale riesce a muovere i lettori contemporaneamente verso compassione e ripugnanza nei suoi confronti. Ambiziosa, persuasiva e manipolatrice, che cerca di definire il ruolo di donna cattiva all’interno della società durante l’epoca di Shakespeare. Così le parole del poeta affascinano il lettore mettendo alla prova le visioni preconcette di mascolinità e femminilità.

Nella letteratura dell’800, si consolida il processo di legittimazione del male attraverso la presenza di personaggi nuovi cattivi e seduttori che acquisiscono infinite sfumature. Ne I Promessi Sposi Alessandro Manzoni avvolge l’Innominato in un alone di mistero misto a fascino in cui altri personaggi intervengono per la realizzazione dei suoi atti illeciti. «Un terribile uomo. Di costui non possiam dare né il nome, né il cognome, né un titolo.» Nonostante la sua conversione a metà dell’opera, l’Innominato rappresenta l’eroe negativo del romanzo, nonché un uomo potente e malvagio, il cui nome «significava qualcosa d’irresistibile, di strano, di favoloso.»

Nell’epoca moderna e contemporanea i personaggi cattivi sono ambiziosi, avari, intriganti e senza scrupoli. Nel 1997, dalla penna della scrittrice britannica J. K. Rowling prende vita Lord Voldemort, il signore oscuro, avversario del giovane mago Harry Potter. Il cattivo perfetto, emblema del male in sé, desideroso di gloria e onnipotenza. Il personaggio di Lord Voldemort ha suscitato così un fascino notevole fra i lettori, i quali nutrono contemporaneamente rispetto e terrore nei confronti di colui che non deve essere nominato.

Gli antagonisti sono rappresentazione palese o celata di tutti gli aspetti negativi dell’essere umano. Il vissero felici e contenti è ormai fuori moda. L’eroe di una storia non può esistere senza la presenza di un antagonista e la letteratura può indurre ad affezionarci a quei personaggi di cui non diventeremmo mai amici nella vita reale.