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LA COSCIENZA DI ZETA

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Il Sassuolo come scuola di calcio

Un comune di 40.000 abitanti ha realizzato nel 2013 un piccolo miracolo sportivo riuscendo a vincere il campionato di Serie B e approdando in A per la prima volta. Oggi questa realtà è diventata punto di ritrovo per giovani talenti italiani che, trovando una piazza senza troppe pretese sotto il punto di vista dei risultati, riescono ad esprimere il meglio di loro: basti pensare ai campioni d’Europa Locatelli, Berardi e Raspadori.

Da qualche anno a questa parte, il Sassuolo è diventato centro di interesse dei più grandi club del mondo in quanto la società stessa ha deciso di lavorare in modo serrato con i giovani, investendo sulle loro qualità e cercando di giocare un calcio appassionante. Il cosiddetto rinascimento neroverde ha trovato il massimo exploit negli ultimi tre campionati.

Artefici principali di questa rivoluzione sono in particolare gli ultimi due tecnici che hanno gestito la squadra. Roberto De Zerbi prima e, fino ad oggi, Alessio Dionisi hanno saputo dare un’impronta tattica ben definita ad un gruppo di ragazzi che spesso e volentieri ha deliziato  la propria tifoseria con vittorie pesanti contro squadre ben più attrezzate.

Il calcio del Sassuolo si articola in pochi e ben comprensibili punti fondamentali. Il modulo prediletto da Dionisi è il 4231, il quale viene adottato ogni qual volta che la squadra imposta dal basso e riesce a rimanere in possesso di palla.

Questo si articola secondo una serie di semplici giocate che possono sembrare elementari, ma che sono in realtà particolarmente efficaci specie contro squadre che tentano di pressare alto. I due centrali tendono spesso a cercare i terzini, i quali a loro volta consegnano il pallone al centrocampista di riferimento, rapido nel tornare sugli esterni per fare muovere la difesa avversaria. Avendo a disposizione due giocatori estremamente tecnici come Berardi e Traorè, sulle fasce si concretizzano tutti i maggiori pericoli del Sassuolo. Tutte le ali a disposizione di Dionisi hanno un’ottima capacità di andare all’uno-due con la punta, solitamente Scamacca, oltre ovviamente a saper rientrare e eventualmente calciare in porta.

Da un’attenta analisi ci si accorge come la grande densità di uomini sul lato forte della palla faccia tendere gli avversari a scalare da quella parte, lasciando libero l’esterno opposto che rimane largo pronto per giocare, a seguito di un cambio gioco, un ipotetico uno contro uno. Gli ultimi gol siglati dai neroverdi sono la dimostrazione lampante di questa tattica. Proprio per questo il loro approccio alla partita è fondamentale per rendere la squadra dinamica ed imprevedibile.

Ruolo fondamentale è giocato poi dalla coppia Scamacca-Raspadori, i quali sono un’arma altrettanto valida. In fase di rifinitura offrono importanti soluzioni, e sono abilissimi nell’attirare la difesa per permettere ai compagni di giocare sempre con spazio: Raspadori, in particolare, è quasi sempre vertice dei triangoli di gioco messi in piedi dai compagni, ed ha la libertà di svariare tra le linee imbucando il pallone nei vari spazi per mandare i terzini e gli esterni al cross. Scamacca è invece una prima punta dotata di grande tecnica individuale e di un fisico a dir poco mostruoso: i suoi scarichi rendono la manovra del Sassuolo fluida e dinamica, mentre i suoi attacchi della profondità rappresentano una soluzione improvvisa che può essere decisiva, specie quando la squadra è molto alta e non riesce a trovare sbocchi.

Uno dei punti di forza del Sassuolo è la transizione passiva, che rappresenta in Italia una vera e propria apertura al calcio mondiale nel modo di difendere la propria porta. Dionisi infatti ha seguito le orme dei visionari Ralf Rangnick e Jurgen Klopp prendendo spunto dal gegenpressing, ossia il contropressing, una tecnica di pressione istantanea in cui la squadra tenta di recuperare il pallone nel minor tempo possibile. Già vista nel Napoli e nella Lazio del sarrismo, è stat implementata con efficacia da Dionisi all’interno di un sistema strutturato.

Gegenpressing

tradotto dall’inglese “counterpressing” ed in italiano anche come “riaggressione”, è il pressing immediatamente successivo alla perdita del possesso.Si differenzia dal pressing puro in quanto non si tratta di pressare un attacco organizzato dell’avversario, ma di pressare un attacco in transizione, un contropiede (gegen in tedesco significa “contro”).

Il Sassuolo risulta essere ideologicamente molto vicino al Liverpool di Klopp: le due squadre tendono prima a portare il pallone sull’esterno per poi diventare incredibilmente aggressive alla ricerca della riconquista del pallone. Rangnick, ad esempio, tende invece a far pressare le sue squadre anche quando la palla si trova in posizione centrale. 

Sassuolo è una certezza del nostro campionato, una squadra di media classifica che fa paura alle big e che ha già fatto lasciare molti punti per strada alle contendenti al titolo. Il salto di qualità dovrebbe avvenire proprio in quelle partite in cui le compagini tendono a chiudersi ed a far giocare la squadra emiliana.
La società, visti i lodevoli risultati, è ora posta dinanzi ad una scelta: fare uno sforzo èper tentare di portare questa realtà a competere anche per piazzamenti europei, oppure lasciare che la squadra viva i suoi momenti altalenanti.