Il 2023 è stato l’anno dei joint album per la musica italiana: Rkomi e Irama in estate hanno incendiato le radio con il loro No Stress, seguiti da LoveBars di Coez e Frah Quintale uscito l’8 settembre e dalla pubblicazione da parte di Salmo e Noyz Narcos del loro ultimo progetto CVLT per finire con Luchè e Geolier che hanno da poco annunciato una super attesa collaborazione.
Ma cos’è un joint album?
Il termine lascia intendere proprio quello che è: un progetto musicale portato avanti da due o più artisti. Non si parla di featuring poiché la collaborazione viene estesa ad un album intero.
Un disco comune risulta sicuramente molto più appetibile e fruibile da un numero maggiore di persone, il bacino di ascoltatori si estende alla platea di entrambi gli artisti andando a creare interesse e soprattutto curiosità.
Approcciarsi ad un joint album è una scommessa: i due artisti riusciranno a creare un’alchimia tale da rendere il progetto memorabile? Pur non conoscendo o non gradendo uno dei due artisti, è possibile godersi l’ascolto del disco?
La storia ci insegna che le collaborazioni, specie tra grandi nomi di un genere, hanno sempre riscosso un successo importante.
Come non partire dal 2011 con Watch The Trone di Jay-Z e Kanye West, successo planetario con circa 150000 copie digitali vendute soltanto ad un giorno dall’uscita, primo posto in classifica sugli store in 23 paesi: un disco che rappresenta l’apoteosi delle idee sperimentali di YE e della tecnica sopraffina di Jay-Z. La già celeberrima immagine dei due artisti ha sicuramente favorito la riuscita del progetto, un mix di delicatezza e dello swag della cultura hip-hop americana che lo rende ancora oggi fresco e quasi imbattibile a livello qualitativo. Nel 2018 era circolata una voce secondo la quale potesse essere probabile una parte 2 dell’album, però, a discapito dei numerosissimi fan di entrambi gli artisti, il progetto non è mai stato confermato ed è divenuto un miraggio sempre più sfocato che probabilmente non verrà mai concretizzato.
La chiave del successo dei joint album non è rappresentata soltanto dai numeri, bensì da una crescita musicale a 360 gradi. Gli artisti infatti tendono ad uscire dalla loro zona di confort, cercando di ridefinire i confini del proprio stile artistico per unirlo a quello degli altri artisti coinvolti. L’ampliamento della fanbase è alla base dell’idea del joint album: sperimentando e coinvolgendo artisti con idee musicali diverse si riesce a far arrivare la propria musica anche ad ascoltatori poco propensi a determinati stili. Allo stesso tempo un joint album tra mostri sacri di un genere può definitivamente consacrarlo alla pubblico ed alla critica.
Joint Album in Italia
La più riuscita collaborazione italiana è sicuramente quella che riguarda i rapper Marracash e Guè con l’album Santeria che nei primi mesi del 2016 ha spopolato specialmente tra gli amanti del genere. Un’avventura fatta di brama di successo, lussuria e ostentazione, seguite dal crollo, la presa di coscienza della realtà e dei tradimenti della vita reale, fino ad arrivare alla riconciliazione.
Scooteroni, Nulla Accade, Senicar, Brivido, brani che ancora ad oggi sono cult del genere e vengono idolatrati anche dalle ultime generazioni approcciate al rap. Basti pensare al successo recente che ha avuto il brano Insta Lova, grazie ad un semplice trend di Tik Tok.
Il pubblico adora i joint album, molti artisti si sono fatti notare proprio lavorando in due. Prendiamo il caso di Carl Brave e Franco 126 che hanno spiccato il volo proprio con Polaroid e Polaroid 2.0 per poi proseguire come solisti. Altri invece fanno del lavoro in due un grande punto di forza come Madman e Gemitaiz, che ormai collaborano in pianta stabile sia per singoli brani che per album completi come Kepler e Scatola Nera.
L’ultimo progetto Lovebars di Frah Quintale e Coez è stata una grande dimostrazione di forza del genere indie che si è, nel corso del tempo, evoluto andandosi a radicare nelle rotazioni radiofoniche e associandosi sempre più spesso alle tonalità del soft pop adatto a lunghi viaggi in macchina.
Salmo e Noyz hanno invece riportato in voga il caro e, abbastanza, vecchio rap nudo e crudo. Pur non essendo discutibile il talento dei due artisti, non è scontata la riuscita del progetto come sopracitato: Salmo ha portato freschezza e suoni provenienti dalla musica house riuscendo ad incastrare perfettamente il rap verace del rapper romano, mai banale e con una penna che fa ancora invidia a quasi tutti la scena italiana.
La storia dei joint album è destinata sicuramente a continuare e mentre tutta Italia aspetta il progetto musicale di Geolier e Luchè, di chi sarà il prossimo joint album?