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Met Gala for dummies

Come avrete potuto notare dal vostro feed di Instagram, il 2 Maggio 2022 si é tenuta a New York la settantunesima edizione del Met Gala. Celebrità di ogni genere, da imprenditori ad atleti, si sono riunite nello stesso posto per celebrare l’apertura della nuova mostra del Metropolitan Museum. Ma in cosa consiste questo evento? Qual è la sua storia?

Il Met Gala, formalmente conosciuto come il Costume Institute Gala, nasce nel 1948 dall’idea della pubblicista Eleanor Lambert di organizzare una cerimonia per accompagnare l’apertura della prima mostra del Costume Institute. La prima edizione consisteva in una cena elegante, i biglietti venivano cinquanta dollari l’uno ed era categorico che gli invitati facessero parte dell’alta società newyorkese o dell’industria della moda locale.

La situazione cambiò nel 1972, quando l’editor americana Diana Vreeland divenne consulente del Costume Institute. Con lei, il Gala divenne un evento più glamour e globale, a cui parteciparono celebrità come Elizabeth Taylor, Andy Warhol e Diana Ross, che si mescolavano con l’élite della città. Per la prima volta, inoltre, ad ospitare le star fu il Metropolitan Museum.
Dal 1995 la presidentessa dell’evento é Anna Wintour, capo redattore di Vogue America, che ha dato il via alla tradizione di tenere il Gala il primo lunedì di Maggio; è lei, inoltre, ad ispezionare sia il comitato di beneficenza sia la lista degli invitati.

Christy Turlington, Naomi Campbell e Kate Moss, Met Gala 1995
Christy Turlington, Naomi Campbell e Kate Moss, Met Gala 1995

L’esibizione all’interno del museo ha ogni anno un tema diverso, che gli invitati sono spronati, ma non obbligati, a seguire. Non tutti, infatti, sono d’accordo con l’idea: lo stilista Tom Ford é stato apertamente contrario al trasformare il Met Gala in una festa in costume, ricordando i tempi in cui il gala consisteva in «persone chic che indossavano vestiti belli andando ad una mostra».

Come mai il Met Gala é diventato un fenomeno di cultura pop? Con l’avvento dei social media, il pubblico da casa ha avuto l’opportunità di vedere in tempo reale l’arrivo delle celebrità sul red carpet e di commentare i look da esse indossati. Anche i meme hanno avuto un ruolo fondamentale nel far sì che il gala ricevesse tale fama: uno dei look più conosciuti nella storia del Met Gala é infatti un abito della stilista cinese Guo Pei indossato da Rihanna nel 2015, per l’esibizione China: Through The Looking Glass, che é stato trasformato in un’omelette da innumerevoli utenti online.

Per far sì che una serata diventi virale è però necessario che le giuste celebrità vengano invitate. Nomi del calibro di Zendaya, Beyoncé, Blake Lively e la già citata Rihanna si portano dietro uno stile ben definito e, essendo amate da milioni, sono sempre quelle di cui si parla di più.

Nel 2018 il Met Gala ha raggiunto uno dei suoi picchi in termini di popolarità, con un tema (Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination) che lasciava l’opportunità di indossare abiti ispirati all’iconografia cattolica. Vediamo quindi Zendaya in Versace, con un capo ispirato a Giovanna D’Arco, Rihanna in John Galliano, vestita da papa e Ariana Grande in Vera Wang, con un abito voluttuoso su cui era rappresentata la Cappella Sistina.

Zendaya, Met Gala 2018

Avendo dovuto annullare l’evento nel 2020 e avendolo dovuto posticipare nel 2021 causa COVID, le aspettative per quest’anno erano molto alte. Il tema dell’esibizione del 2022 é In America: An Anthology of Fashion, intesa come seconda parte dell’esibizione del 2021, a sua volta chiamata In America: A Lexicon of Fashion. Il dress-code é Gilded Glamour, White Tie, ispirato alla Gilded Age, periodo che va dal 1870 al 1900 circa, partendo dalla presidenza di Ulysses S. Grant per terminare con la presidenza di William McKinley.

Per capire la moda del tempo, basta pensare a film come L’età Dell’Innocenza e Hello, Dolly!: vestiti esagerati, che rispecchiano la ricchezza di quel periodo della storia Americana, uomini che indossavano smoking, fino a quel momento indossati solo in Inghilterra, e donne che iniziavano ad indossare vestiti stravaganti e tournure, l’evoluzione della crinolina.

Come al solito, non tutti gli invitati hanno seguito il dress-code, ma ciò non l’ha reso un red carpet noioso. Kim Kardashian ha fatto parlare tutti indossando l’abito originale portato da Marilyn Monroe al momento di cantare Happy Birthday, Mr. President a John F. Kennedy, mentre Gabrielle Union ha scelto un abito di Versace ispirato alla defunta attrice Diahann Carroll; il batterista Questlove e lo stilista Victor Glemaud hanno sfoggiato look tributo all’icona della moda André Leon Talley.

Molto interessanti sono stati anche i look che hanno preso ispirazione dal periodo della Gilded Age, rendendolo moderno. Celebrità come Anitta (in Moschino), Cardi B (in Versace), Adut Akech (in Vintage Christian Lacroix) e Paloma Elsesser (in Coach) hanno interpretato il tema al meglio rubando la scena.

Più letterali e sempre mozzafiato i look di Sarah Jessica Parker, in un Christopher John Rogers ispirato ad un abito di Mary Todd Lincoln, Billie Eilish, in Gucci, e Laura Harrier, in H&M by Victor Glemaud.

Evan Mock (in Head Of State), Ben Platt (in Christian Cowan), Ashton Sanders (in Casablanca) e tanti altri hanno unito la moda maschile e femminile della Gilded Age creando alcuni dei look maschili più originali nella storia del Met.

A rubare la scena è stata, però, Blake Lively. Con un abito ispirato al processo di invecchiamento della Statua Della Libertà, che negli anni ha perso il suo originale colore bronzo ed è arrivata all’iconico verde che ha oggi, l’attrice è entrata sul red carpet in un abito bronzo per poi svelare un colore nascosto sotto al tessuto esterno.

Blake Lively, Met Gala 2022

Tutto sommato, il motivo per cui il Met Gala riscontra così tanto successo è la voglia di tutti noi di voler un giorno essere invitati all’evento più esclusivo dell’anno. E anche perché il giorno dopo possiamo tutti sentirci Miranda Priestly ne Il Diavolo Veste Prada, guardare i look che non ci sono piaciuti e dire: «è tutto».