Incendi, crisi dell’agricoltura, emergenza prima nelle isole italiane e adesso anche nel Nord Italia: la siccità è ormai un evento sempre più frequente e con conseguenze sempre più disastrose. Ma cos’è realmente questo fenomeno atmosferico, e a cosa è dovuto? L’impennata che sembra avere in questi ultimi anni è preoccupante o può essere una naturale variazione della situazione climatica?
Innanzitutto, per siccità si intende un fenomeno più o meno regolare di carenza di approvvigionamento idrico, a causa di una diminuzione di precipitazioni e quindi uno squilibrio tra l’apporto di acqua e la perdita dovuta all’evotraspirazione (ossia l’insieme degli effetti di evaporazione e traspirazione).
Benché periodi di siccità siano del tutto regolari e naturali in alcune zone, con frequenza e durata fortemente legate al tipo di clima, negli ultimi anni in diverse zone del mondo è in atto un rapido incremento del numero di eventi del genere.
Gli effetti di questo aumento sull’ambiente sono evidenti: diminuzione della biodiversità, desertificazione e incendi sempre più frequenti. Oltre questi numerose sono le conseguenze secondarie, a partire dal danno economico dovuto alla minor produzione agricola, fino alle numerose migrazioni umane. Come riporta Open Polis, la Banca Mondiale stima che entro il 2050 più di 200 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa di eventi siccitosi.
Proprio per questo vengono distinti diversi tipi di siccità, definiti mettendo in evidenza diversi aspetti dello stesso fenomeno. Generalmente ci si riferisce alla siccità metereologica, cioè la carenza di precipitazioni che viene quantificata tramite diversi tipi di indici, che è direttamente legata a quella idrologica, la diminuzione della portata di laghi e corsi d’acqua dovuta alla mancanza di precipitazioni. Dirette conseguenze di entrambe sono quella agricola, che sottolinea gli effetti delle due precedenti sui raccolti, e quella socioeconomica, descritta sulla base dello squilibrio nei rapporti domanda-offerta come conseguenza di fenomeni climatici avversi.
Ogni tipologia viene descritta con modelli matematici particolari, ma la gran parte degli studi scientifici si basano sul tentativo di trovare un modo di quantificare la siccità metereologica in termini di deficit tra i dati sulle precipitazioni attuali e l’aspettativa sulla portata media delle stesse.
Una delle elaborazioni più interessanti di tali dati è offerta da SPEI Global Drought Monitor, un algoritmo che permette di visualizzare la situazione attuale sia a livello mondiale che focalizzandosi su una determinata zona. Questo monitoraggio quasi in tempo reale si basa sull’indice SPEI, uno dei tanti utilizzati per descrivere gli eventi siccitosi, che ha il grande vantaggio di tenere in considerazione sia l’apporto idrico proveniente dalle precipitazioni che la perdita dovuta all’evotraspirazione. Tutto questo è possibile tenendo anche in considerazione la temperatura, ottenendo dei valori per l’indice SPEI variabili su scala temporale e spaziale, che in caso di siccità assumono valori negativi.
Proprio grazie a questo strumento è possibile osservare come negli ultimi anni la situazione sia drasticamente peggiorata. La cartina del monitoraggio vira sempre più verso il rosso e per periodi sempre più lunghi. L’algoritmo permette infatti di confrontare intervalli temporali diversi a partire degli anni 50, rendendo evidente come i fenomeni siccitosi siano sempre più frequenti e diffusi anche in zone dove precedentemente erano molto rari.
Soffermandosi sulla situazione italiana si può anche osservare come l’indice SPEI stia assumendo valori sempre più bassi, con un accorciamento dei periodi in cui assume valori positivi, ovvero in cui l’apporto idrico è vantaggioso.
Ormai è una sicurezza il fatto che questo rapido peggioramento sia fortemente legato alla catastrofe climatica, all’aumento delle temperature e alla diminuzione delle precipitazioni che assumono sempre più carattere temporalesco. Lo confermano Arpae Emilia-Romagna, l’Osservatorio Siccità CNR per la situazione italiana e l’IPCC e l’European Drought Observatory nel contesto internazionale. Non a caso il modello SPEI ha integrato nei modelli matematici precedenti anche la temperatura, in modo da poter controllare anche gli effetti della stessa sull’emergenza siccità.
Questa è un’ennesima conferma del fatto che è ora di agire per realizzare un cambiamento radicale. Le soluzioni per intervenire sono molte, a partire dal miglioramento delle reti per l’approvvigionamento idrico e degli impianti di depurazione a livello nazionale.
Il problema nasce a livello personale. La crisi climatica ci fa sentire impotenti e desolati, in parte colpevoli di una situazione tragica cui sembra non esserci rimedio. In realtà per dare un piccolo contributo individuale basta cominciare ad essere consapevoli, iniziare a ridurre gli sprechi d’acqua tenendosi sempre informati sulle modalità in cui questo è possibile. Quando l’azione individuale inizierà ad unirsi ad uno sforzo collettivo ed istituzionale, forse un piccolo passo avanti sarà già fatto.