Domenica 3 Luglio, nella zona della Marmolada, una delle cime più alte delle Dolomiti, più precisamente, abbiamo assistito ad un terribile episodio di cronaca nera. Una valanga composta da sassi e ghiaccio con un velocità superiore ai 300 chilometri orari si è originata dal ghiacciaio presente sulla cima della montagna ed ha travolto tutto quello che incontrava lungo il suo percorso, provocando 6 vittime, 9 feriti e circa 20 dispersi – il bilancio è ancora provvisorio, dato che molti corpi non sono stati ancora ritrovati. Ma cosa è successo esattamente, e quali sono le cause di questo disastro?
«C’è un solo colpevole, il cui nome è Homo Sapiens». Partendo da questa considerazione del geologo Mario Tozzi possiamo facilmente intuire i motivi di questo fenomeno naturale. L’enorme cascata di ghiaccio e roccia proviene, in gergo tecnico, dal seracco, ossia una formazione tipica di un ghiacciaio a forma di pinnacolo o torre dovuta all’apertura di crepacci. In questo caso il seracco si è staccato dal ghiacciaio, trasformandosi appunto in una valanga dalle caratteristiche davvero eccezionali: il fronte iniziale, composto principalmente da materiale solido, era largo circa 200 metri, alto 60 e profondo 80, ed è sceso con una pendenza di 45 gradi a 300 chilometri orari per 500metri circa. Secondo le informazioni del Soccorso Alpino, il distacco si è verificato nei pressi di Punta Rocca, lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta.
I colpevoli del distacco sono certamente gli eventi estremi che purtroppo stanno cambiando le nostre abitudini da diversi anni, legati al surriscaldamento globale. Basti pensare che il giorno del distacco in vetta le temperature hanno raggiunto il record di ben 10 gradi centigradi, al termine di diversi giorni in cui comunque si erano tenute ben sopra la media stagionale. Ovviamente la crisi climatica non è la sola causa della catastrofe, motivo per il quale la Procura di Trento ha aperto un fascicolo per indagare eventuali colpe.
A distanza di quattro giorni dall’avvenimento sono arrivati i primi aggiornamenti sui dati dei dispersi e dei feriti. Questi ultimi sono sette, tra cui un operatore del soccorso alpino. Quattro sono ricoverati a Trento, tre nei vari ospedali veneti. Lo ha reso noto il presidente della Provincia Autonoma di Trento e della regione autonoma del Trentino-Alto Adige, Maurizio Fugatti.
Con il nuovo ritrovamento dei resti di altre due vittime, probabilmente una delle due coppie venete che risultavano disperse, scende invece a tre il conto dei dispersi ancora sotto il ghiacciaio della Marmolada. Rimangono tre invece le vittime non ancora identificate: due potrebbero essere cittadini della Repubblica Ceca, in fase di riconoscimento, mentre rimane il mistero sull’ultimo corpo.