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LA COSCIENZA DI ZETA

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Un libro per l’estate: quattro brevi consigli

Concludiamo la nostra rubrica sui libri per l’estate, mentre la tanto attesa brezza autunnale inizia a rinfrescarci le idee. Per accompagnarvi in questo malinconico momento di passaggio abbiamo raccolto alcune proposte di lettura, per stimolare la vostra creatività mentre siete alle prese con gli obiettivi, i progetti e i propositi del nuovo anno (che, si sa, inizia a settembre): quattro libri, diversi per autore, genere e lunghezza, che vi ispireranno in qualsiasi modo voi vogliate.

Marcovaldo, Italo Calvino (1963)
Di Calvino abbiamo già parlato nel corso della nostra rubrica: le sue opere vengono spesso approcciate per la prima volta durante il periodo scolastico, per essere in seguito riscoperte con una maturità più consona.
Marcovaldo è una sorta di “opera minore”, un esile volume che raccoglie venti racconti dedicati, secondo cinque cicli, alle quattro stagioni – un libro per tutto l’anno, dunque? Sì, ma l’atmosfera tipicamente straniante delle opere calviniane si addice particolarmente a questo periodo di transizione. Volendo consigliare dei racconti per l’estate e per l’autunno, suggeriamo rispettivamente Luna e Gnac e Il giardino dei gatti ostinati. L’autore ci racconta, con i toni propri di una sorta di aedo, le oniriche e banalmente significative esperienze del protagonista, che si muove nella città del boom economico con le movenze ingenue di chi tenta di ritrovare qualcosa che non c’è più, o che non si vede: la “sua” natura è dispersa nel fumo delle ciminiere; l’amara consapevolezza si ripropone ciclicamente nelle varie stagioni, cosicché il protagonista venga divorato dalla metropoli, ma poco alla volta.

Le notti bianche, Fёdor Dostoevskij (1848)
Dostoevskij attrae e scoraggia al tempo stesso: i suoi romanzi più noti (Delitto e castigo, I fratelli Karamazov, L’idiota) sono particolarmente densi di contenuti e di pagine. Ad ogni modo, per approcciare questo autore, c’è la possibilità di fare riferimento ad opere più brevi e in parte più leggere. Ne Le notti bianche seguiamo il flusso interiore del protagonista, un giovane uomo che ci accompagna nel corso delle sue passeggiate – siamo a San Pietroburgo, durante il periodo in cui si verificano le cosiddette notti bianche. Così, sotto un’insolita luce che svela ogni segreto ed assieme al nostro insolito e malinconico cicerone, conosciamo Nasten’ka e la sua brillante energia – e scopriamo presto l’entità del forte amore che il protagonista inizia a provare per la ragazza.

Le notti bianche, Luchino Visconti (1957)

Leggere questi racconti significa guardare ai sogni con una nuova consapevolezza: lasciarsi cullare da astratte aspirazioni è come farsi stritolare in una morsa dalla forza fatale – solo con l’impulso dell’intenzione, e con il concreto coraggio di realizzare i desideri, si può raggiungere l’appagamento esistenziale.

Così è (se vi pare), Luigi Pirandello (1917)

Breve commedia teatrale, misteriosa, ironica e beffarda, suddivisa in tre atti: gli abitanti di una cittadina spettegolano sui nuovi arrivati, il Signor Ponza e sua suocera, la Signora Frola, e la moglie del signor Ponza, che però nessuno ha mai visto. Si vocifera che l’uomo impedisca alla suocera di vedere sua figlia, chiusa in chiave nella propria casa. L’indistricabile enigma gravita attorno al tema più caro del celeberrimo autore siciliano: il relativismo conoscitivo.

Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono… Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa.

La confusionaria ricerca della verità, tra indagini e interrogatori, avrà un esito singolare.

A sangue freddo, Truman Capote (1966)

Considerato tra i fondatori del genere non-fiction, lo scrittore statunitense celebre anche per Colazione da Tiffany ricostruisce un efferato delitto realmente avvenuto in una cittadina del Kansas nel ’59, adottando per l’appunto i moduli narrativi tipici del romanzo di finzione. Coinvolgente e sconcertante, il libro cerca di venire a capo non solo del come, ma soprattutto del perché i due giovani in libertà vigilata Perry Edward Smith e Richard Hickock abbiano sterminato in una notte un’intera famiglia: Herbert Clutter, agricoltore benestante e ben visto da tutta la sua comunità, sua moglie Bonnie, e due dei loro quattro figli, Nancy e Kenyon.

Con l’abilità del romanziere, ma anche con l’attenzione che il terribile e inspiegabile fatto di cronaca esigeva, Capote analizza tutto ciò che ruota attorno al delitto stesso, quindi anche le variegate reazioni degli appartenenti alla comunità in cui questo si svolse, tra sospetti universali, terrore e incertezza.

Ma chi odiava i Clutter? Mai si è sentita una parola contro di loro; erano amati come nessun’altra famiglia, e se può accadere a loro una cosa come questa, allora, mi domando, e dico, chi può considerarsi al sicuro?

 

Rachele Daniele, Rebecca Febbo