Dal 2011 la Siria è in emergenza e con il passare degli anni l’interesse degli Stati occidentali è diminuito fino ad azzerarsi. Guerre e pandemie hanno colpito il Paese, causando milioni di morti per capricci politici-religiosi. Ciò che accade ogni giorno al popolo siriano è fuori dall’occhio dei mass media: soprattutto con l’avvento del Covid ne hanno rimosso totalmente le notizie anche dal serpentone dei telegironali.
Ad annichilire completamente lo Stato mancava solo un disastro naturale: il 6 febbraio un terremoto ha colpito anche i vicini turchi, complici delle guerre siriane. Non rimane pressoché nulla, il paesaggio siriano è formato da macerie e morti, simbolo di un Paese abbandonato.
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Ora che anche la Turchia ne ha bisogno, l’Occidente si è mobilitato per spedire più risorse alimentari e umane possibili. Le scosse di assestamento continuano a verificarsi, aumentando l’ansia dei sopravvissuti alla catastrofe. Dopo due settimane sono state interrotte le ricerche dei dispersi, il cui conteggio è ancora indefinito.
Escludendo dal focus l’impotenza umana di fronte alla natura, com’è possibile che delle scosse del genere abbiano provocato così tanti morti? La risposta è tremendamente semplice: il terremoto è avvenuto in una terra dimenticata.
La Provincia di Kahramanmaraş – epicentro della scossa più forte – è una delle zone più povere della Turchia, dove si trova una grande fetta della popolazione turca, circa 20 milioni. Gli abitanti risiedono in case vecchie, molto spesso sopraffollate, e la città di Kahramanmaraş è il centro nevralgico della vita lavorativa. Il governo Erdogan ha completamente rimosso dall’agenda politica gli interessi di questa porzione del Paese, prendendola in considerazione solo per la costruzione del muro per bloccare il confine con la Siria.
Questa follia non è stata denunciata dall’Europa, rimasta muta ad osservare la Turchia compiere atti discriminatori verso il proprio confinante.
Il più grande disastro naturale registrato dal 1939 nella zona ha devastato soprattutto il nord della Siria. Nonostante non si trovasse in prossimità dell’epicentro, la parte colpita è stata completamente distrutta. Il Paese è scisso in più parti: in teoria il Capo di Stato è Bashar al-Assad, che però si trova da un decennio a combattere con i ribelli del nord-ovest.
Perché la Turchia viene aiutata e la Siria no?
Negli ultimi 12 anni Al-Assad si è isolato dal mondo unendosi al governo russo come unico vero alleato, mentre i ribelli si sono uniti al governo statunitense che manda armi dall’inizio della guerra. L’intrusione dei soliti ha amplificato la tensione sul territorio. Al-Assad sta sfruttando questo cataclisma per riprendere il potere sui territori perduti, facendo passare tutti gli aiuti per Damasco e non per i confini con la Turchia.
L’Occidente sta tentando di far crollare il governo al potere bloccando questa richiesta del suo capo, che a sua volta ha intimato all’Europa di obbedire senza ribellarsi. La situazione è sfuggita di mano e tutta questa follia sta oscurando l’unica verità: sono morte più di 40mila persone ed altre 200mila vedono la propria vita messa a repentaglio.
Mentre Erdogan twitta contro i suoi oppositori per non perdere il consenso del popolo in vista delle elezioni, il Galatasaray compra Zaniolo come se niente fosse, e i mass media parlano genericamente di terremoto in Turchia. I riflettori sono puntati su un solo Stato, ignorando i crimini inauditi commessi contro l’altro.
La situazione in Siria è la dimostrazione del fallimento umano: anni di guerre stupide e leggi scellerate hanno portato dei criminali ai vertici degli Stati più importanti di questo pianeta, che hanno sbranato un Paese che voleva solo essere libero. Se solo l’umanità volesse iniziare davvero a cambiare qualcosa di questo mondo, la Siria sarebbe un buon punto di partenza.